18 Aprile 2024, 21:42
Lo sport che si ama. E quello che si vive, spesse volte dentro il cuore, trattenendo emozioni, quelle vere, vissute con piccoli gesti e la forza di chi prova a superare le difficoltà della vita, dando calci a un pallone. Il calcio a 5 per non vedenti esprime questa forza. Vede oltre ogni cecità. Supera le barriere. Regala sorrisi. Entrare dentro il mondo della Real Contesse, finalista scudetto, è conoscenza, studio e vita. Andrea Argento abbraccia lo sport da sempre, il calcio in particolare. Ha studiato tanto. È diventato un motore di mille attività a Messina. Allena i ragazzi non vedenti va oltre il semplice rapporto di lavoro.
“ Il Real Contesse è una associazione presieduta da Daniele Mortillaro, un appassionato di calcio che ha voluto dare una “casa” a questa attività accogliendola nella sua realtà e mettendosi a disposizione di tutti noi. Personalmente, seguo da sempre lo sport paralimpico ed in passato ho anche allenato atleti con disabilità nel calcio a 7 cerebrolesi”.
Come è nata questa esperienza?
“Un paio di anni fa ho partecipato al corso allenatore paralimpico FIGC ed in quella occasione ho conosciuto un grande tecnico ed una straordinaria persona che risponde al nome di Luca Mazza, allenatore della Roma che, ironia del destino, abbiamo affrontato nel match per noi decisivo. È nato un rapporto di stima e di amicizia. Lo scorso anno mi ha fatto presente che c’era l’opportunità di creare qualcosa in Sicilia perché dei giocatori non vedenti avevano la volontà di diventare una squadra. Così mi ha messo in contatto con Brian Ramirez, il nostro capitano oltre che giocatore della Nazionale ed abbiamo iniziato a lavorare sul campo fino a creare quello che vediamo adesso”.
Il rapporto con questa realtà, visto che lei è a capo dei tecnici di calcio messinesi, come è stato?
“Il rapporto lo definirei “naturale”. Sin dal primo giorno si è creata grande empatia con i ragazzi, scoprendo giorno dopo giorno alcuni aspetti specifici di questo sport sono riuscito, insieme al mio straordinario staff composto da Erman Calafati (vice-allenatore e guida retro-porta) e Mimmo Barresi (allenatore dei portieri), a portare le mie idee adattandole al contesto. Ho beneficiato dell’esperienza di alcuni miei giocatori ma loro stessi mi dicono che sembro un veterano e non un esordiente, riconoscendo che il lavoro va nella giusta direzione, anche a prescindere dal conforto che ci stanno dando i risultati. Ma la realtà è che tutto è venuto in modo assolutamente spontaneo ed appunto, naturale”.
Da dove nasce questa sua sensibilità?
“Alleno persone, mi dedico alle persone, a dargli la possibilità di esprimere ciò che hanno dentro donando loro la fiducia giusta per poter mettere in campo loro stessi nel migliore dei modi, a creare l’ambiente ideale affinché questo possa realizzarsi. E questo a prescindere che siano persone con disabilità o normodotate. Anche in questo caso, sinceramente, la naturalezza rappresenta la risposta”.
L’aspetto più bello che l’ha colpito di più in questa esperienza?
“L’autonomia dei ragazzi, il loro spirito indomito e la personalità che mostrano. Sono atleti con una mentalità eccezionale e mi ritengo fortunato di poter avere il loro esempio. E’ una emozione unica vivere il nostro spogliatoio”.
Il calcio a cinque per non vedenti, spieghiamolo
“L’unico giocatore vedente di ogni squadra è il portiere. Si può muovere in una piccola area larga solo 1 metro oltre ogni palo e che arriva solo a 2 metri davanti la linea di porta. Il campo è diviso in 3 parti: una difensiva dove solo il portiere può guidare la difesa attraverso le sue descrizioni ed indicazioni (i nostri due portieri Emanuele Currò e Maurizio Popolo ndr), una zona centrale dove possono intervenire gli allenatori ed il terzo d’attacco dove le squadre si affidano alla guida retro-porta, ovvero un componente dello staff che segnala, attraverso la sua voce, dov’è la porta e indica come si sta sviluppando l’azione ai giocatori. Il pallone ha dei “sonagli” che emettono sempre suono. Per intenderci con i “profani” al fine che possano immaginare di cosa parliamo, sembra che dentro ci sia il riso.
Quando siete insieme qual è l’argomento di discussione più gettonato in campo calcistico?
“Ognuno prende in giro il proprio compagno più e più volte al giorno per qualcosa successa in campo o fuori. Con loro si ride una giornata intera. Non nego questa realtà ma quando torniamo seri sono i progressi della squadra ed il processo alla base del nostro lavoro che caratterizza le discussioni. Siamo tutti molto attenti a questo. Altra cosa, Antonino Martorana e Carmelo Catanese sono tifosissimi del Palermo, la loro città e ci parlano sempre delle partite dei rosanero”.
Le loro storie sono comuni a tanti, lo sport cosa riesce a dare, secondo lei, a chi affronta questo tipo di disabilità?
“Emozioni e momenti memorabili. Le lacrime di gioia dopo il triplice fischio con la Roma ne sono la testimonianza. Perché è vero che non hanno la possibilità di vedere, ma hanno una immensa capacità di sognare. e sono la testimonianza soprattutto quelle dei nostri Francesco Pidalá e Vincenzo Grillo che fino a pochissimo tempo fa non immaginavano neanche di poter essere protagonisti di questi risultati”.
Quali sono le differenze con le disabilità intellettive?
“Nei Campionati DCPS giocano principalmente atleti con altre disabilità specie fisiche o intellettivo-relazionali, in alcuni casi in modo integrato su vari livelli relativi a capacità residue e funzionalità oltre che qualità. Nel calcio a 5 non vedenti il contesto è differente e rispetto a ciò che avviene nel DCPS ci sono diverse specificità, ognuno ha le proprie. In entrambi i casi l’allenatore deve avere competenze tecniche, metodologiche, conoscere le disabilità, avere empatia e trasmettere quella fiducia che diventa amplificatore di prestazioni e di emozioni positive”.
Obiettivo Roma
“Adesso si va intanto ad allenarci bene per circa 50 giorni cercando di progredire ulteriormente, poi si vola a Roma per le Finali con l’ambizione di sorprendere anzitutto noi stessi. Siamo consapevoli che affronteremo atleti fortissimi come Paul Iyobo che è stato la Scarpa d’Oro dell’ultimo Mondiale a Birmingham, Francesco Cavallotto che è uno dei giocatori più forti d’Europa nonchè alcuni Nazionali stranieri che militano nel nostro campionato. Ma noi ci faremo trovare pronti e coglieremo tutte le opportunità di crescita durante il nostro percorso.
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18 Aprile 2024, 21:42