Provenzano si mette in gioco da allenatore: “Vi racconto il mio calcio””

di Nunzio Currenti

Quando incontri Mimmo Provenzano devi necessariamente riavvolgere il nastro, rivivere certi momenti, attimi. Perché la sua ultima stagione, a Mazzarrone, è stata davvero speciale. Leader in campo e fuori, protagonista e… anche papà, pochi giorni prima la partita con il Modica, rivelatasi decisiva per gli iblei e costata il primo posto ai calatini (arrivati in Eccellenza con il ripescaggio).

Quella stagione ci dice tanto di lui, di chi è, di cosa può dare in un calcio dilettanstico che cerca punti di riferimento. Uefa B, esperienza da vendere, l’abbiamo incontrato per raccontarlo. Riavvolgere il nastro dei ricordi di quel talento dai piedi vellutati alla sua determinazione di cominciare una nuova esperienza in panchina.

provenzano si mette in gioco da allenatore

“L’idea di smettere non è arrivata dopo Mazzarron, già l’anno prima sentivo di non avere gli stimoli giusti per continuare. Poi però, a Mazzarrone, ho trovato un progetto che mi ha motivato tantissimo e, grazie tanto al direttore Calogero, che mi ha fatto sentire importante e parte fondamentale del progetto. Lui è riuscito a tirare il meglio di me e mi reputo molto soddisfatto di quella annata: personalmente ho cercato di dare il mio massimo , dentro e fuori dal campo”.

provenzano si mette in gioco da allenatore

Ora la prospettiva si chiama allenare. Hai studiato molto per riuscire a conseguire i titoli.

“Dopo quell anno ho preferito intraprendere un nuovo percorso di vita calcistica, almeno vorrei provarci perché penso di aver accumulato tanta esperienza e mi sento in dovere di metterla a disposizione degli altri. penso davvero e ho tanta voglia di poter dare ancora tanto nel calcio anche sotto un’altra veste”.

provenzano allenerà

L’esperienza da corsista l’ha fatta crescere.

“Sì, lo scorso anno mi sono dedicato allo studio partecipando ai corsi di abilitazione per allenare, e sono riuscito in un anno a conseguire il corso di Uefa c prima e licenza D dopo, quindi ad abilitarmi come allenatore di Uefa B. è stato un anno molto impegnativo, ma grazie al corso, ai docenti (su tutti mister Rigoli) ai corsisti, al confronto con loro, devo dire che mi si è aperto un mondo ed è stata una bellissima esperienza che mi ha portato ancora di più a pensare che ancora nel calcio posso dare tanto e voglio mettere a disposizione degli altri tutta la mia esperienza”.

Una nuova frontiera

“Allo stesso tempo sono convinto di dover continuare ad imparare e ricevere insegnamenti da chi incontrerò ancora nel mio percorso perché non si smette mai di acquisire conoscenze per migliorarsi continuamente, sopratutto in questo sport che è in continua evoluzione. Il continuo evolversi rende il calcio lo sport più bello del mondo . Come allenatore penso di poter trasmettere tutta la mia passione e voglia di fare la differenza, tramite competenze e professionalità e la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno .spero di poter avere la possibilità un giorno di poter mettere in atto tutto questo ma fino ad allora continuerò a lavorare, a confrontarmi e ad aggiornami per farmi trovare pronto”.

Quante emozioni ha regalato sui campi di calcio.

“Del mio passato calcistico faccio veramente fatica a parlarne , anche se tutto quello che ho conquistato da giocatore l’ho fatto solo con le mie forze e senza l aiuto di nessuno e di questo ne sono molto orgoglioso. Quando allenerò cercherò di mettere a disposizione la mia esperienza per poter consigliare i ragazzi nelle scelte e nelle decisioni ed evitare così di intraprendere percorsi sbagliati. Dai miei errori ho imparato tanto”.

Lo spogliatoio in una squadra di calcio è fondamentale. 

Non c’è un evento in particolare che mi faccia venire la pelle d’ oca , ma la cosa a cui penso che mi fa’ stare molto bene è l affetto dei miei ex compagni di squadra. ogni qualvolta mi veda con qualcuno o solo al pensiero di rivivere lo spogliatoio, il fatto di combattere tutti insieme per un obbiettivo, ecco è questo che mi fa’ venire la pelle d oca, rivivere quelle emozioni che condividevo con i miei compagni. Non sono mai stato uno che si vanta dei successi personali, preferisco vantarmi del rispetto dei miei ex compagni.

Come si vedrebbe alla guida di una squadra giovanile?

“Se dovessi allenare i giovani , vorrei tanto trasmettergli che non è un limite sbagliare. L’errore è un punto di forza che serve per migliorarsi , perché solo sbagliando si può migliorare continuamente. La paura dell’errore pone dei limiti e io non limiterò mai nessun giocatore ad esprimersi in campo liberamente”.

Che modulo le piacerebbe applicare?

Credo che nel calcio di oggi parlare di modulo sia molto riduttivo , credo sia molto più importante l’occupazione dello spazio e saper fare bene le transizioni di gioco e dare la possibilità di scelta ai giocatori, evitando di comandarli con indicazioni imposte e porsi, soprattutto, sempre degli obbiettivi personali per crescere come gruppo”.

“Alla base di tutto ci devono essere le motivazioni , senza questo viene a mancare tutto. È la voglia di giocare che rende il singolo e la squadra davvero forte e competitiva. Senza voglia, senza fame, senza determinazione nemmeno la squadra più forte con il miglior allenatore può ottenere risultati positivi”.

A Mazzarrone ha scoperto la paternità.

“Per quanto riguarda mia figlia Gilda, la nascita di un figlio è la cosa più bella del mondo , non credo di aver vissuto mai una gioia così grande , la sua nascita ha dato un senso a ogni cosa nella mia vita”.