Gravino, la mia storia “Pronto ad allenare una prima squadra”
di Nunzio CurrentiNews26 Settembre 2024 - 20:41
Guglielmo Gravino, quando parla di calcio, si emoziona. Tira fuori un campionario di ricordi, di esperienze e di aneddoti. Le fissa sull’album della vita, quello che fa sempre la differenza. “Se fossi il sindaco di un paese nel mio programma inserirei l’apertura degli oratori, vere palestre di valori”. Una passione per il calcio e lo sport che ha trasmesso alla famiglia e ai tre figli. “Fondamentale secondo me crescere negli ambienti sportivi, ti forgiano”
Conclusa la parentesi Catania, nel settore giovanile, Gravino sta coltivando in questa fase l’esperienza dell’individual al Centro Sportivo Giunic Lavinaio. “Credo fortemente nel lavoro tecnico, lo ritengo fondamentale nel percorso di ogni giovane calciatore”.
Nasce come tecnico nell’Etna Misterbianco diretto da un appassionato come Salvo Florio, infaticabile dirigente. “Poi il passaggio al Catania – continua – salvo due parentesi alla Katane e al Trapani Calcio dove due anni fa sono stato collaboratore di Alfio Torrisi, stagione culminata con la vittoria dei play off”.
I primi calci dati a un pallone lasciano il segno perché arrivano nell’oratorio Teatro Greco, che ha sfornato fior di talenti a Catania. “Il Guglielmo ragazzino non aveva alcuna preclusione. Gli piaceva giocatore e basta. Divertirsi. Una componente che in un oratorio fa sempre la differenza. Nel calcio giovanile di oggi si ripete sempre che la componente è il divertimento, ma in realtà poi non è così. All’epoca c’era divertimento puro, inteso anche come libertà di espressione”.
Crescevano giovani di valori su quelle mattonelle, su quel cortile che respira ancora oggi di storia. Perché quel calcio è senza età, lì non muore mai. “Magari nella mia epoca non sono cresciuti campioni, ma certamente sono usciti fuori persone di grande spessore (ricordiamo, tra gli altri, Salvo Foranna oggi presidente della Teamsport Millenium) umano e tecnico. Si facevano numeri che oggi sono spariti nei campi di calcio”.
Il concetto è ampio. Perché oggi torna di grande attualità l’assenza di quel calcio degli oratori o delle piazze. “Io – continua – non vedo più giocare ai ragazzini nelle piazze perché purtroppo la società il il progresso ci ha portati un po’ ad essere sempre più chiusi, nonostante ci siano i social che ti aprono al mondo. Oggi un ragazzo è molto più introverso. Davvero difficile poter scardinare questo aspetto. Oggi occorre ripopolare non tanto le piazze, ma i campi dei principi e della giusta dose di quello che serve a un ragazzo che è la libertà di espressione, non solo calcistica anche caratteriale”.
I primi passi nel calcio dilettantistico sono nell’Armando Picchi, storica società catanese. A allenarlo Alessandro Failla. Un incontro speciale. Un incontro importante. Perché Failla, a quell’epoca giovanissimo, diventerà responsabile del settore giovanile del Catania. “Ho giocato sino all’Eccellenza – continua – giocavo a centrocampo, ero una mezzala, con la Palestro del presidente Turi Nicolosi. All’epoca mi allenava Santonocito, e giocavo con Enzo Berti, Francica, i fratelli Minutola”.
Classe 1972, dipendente, Gravino ha dentro un’idea di calcio sempre aperta a essere funzionale con le caratteristiche dei giocatori. Un percorso di crescita importante e in continua evoluzione, tanto da aprirsi anche al calcio dei grandi. “Mi sento pronto a guidare una prima squadra, l’esperienza di Trapani è stata molto formativa e mi ha dato tanto. Devo dire grazie proprio a Failla che ha creduto in me e ha visto la voglia e l’intraprendenza di migliorarmi. E, poi, al mister Giovanni Pulvirenti. Mi ha insegnato ad aprire le porte dei ragazzi, mi ha dato le chiavi e i principi necessari per formare la dorsale sulla gestione del gruppo”.
Serie D con 12 squadre siciliane ricco di sfumature. “Campionato molto competitivo, ci sono tante squadre importanti. Scafatese, Siracusa e Reggina faranno bene. Paternò molto pratica. Ho visto l’Acireale che, secondo me, farà bene, nonostante la presenza in squadra di tanti giovani”.
Eccellenza, sullo stesso filone della D. “Gela, con Cacciola, renderà filo da torcere all’Athletic Palermo. Non bisogna mai dare nulla di scontato. L’Aci Sant’Antonio, secondo me può fare bene”.
Pronto per allenare una prima squadra, dopo un bagaglio di esperienze importanti nel settore giovanile. “Dai giovani porterei tutto. Quando si parla in prima squadra ovviamente cambia l’approccio e il rapporto. Mi porterei i rapporti. La trasparenza, la puntualità nell’essere coerente in ciò che si dice, Gravino giocatore non mollava mai. Non simulavo. Quella tempra, quel carattere importante necessaria in un tecnico”. Tanti giovani nel Catania in campionato conclusi con tante vittorie. “Ho allenato Flavio Russo, come secondo insieme con Orazio Russo. Un professionista già da ragazzino. Lorenzo Di Stefano, Kevin Leone, Simone Pino e tanti ragazzi che avevano grandissime qualità”.