Don Carlo Misilmeri, Farris si dimette dal ruolo di responsabile del settore giovanile, ecco il motivo

di Giuseppe La Russa

Non sarà più Lorenzo Farris il responsabile del settore giovanile della Don Carlo Misilmeri. Arrivato quest’estate al timone dell’organismo bianco-rosso, dopo 3 mesi ha rassegnato le proprie dimissioni.

Chi è Lorenzo Farris?

Il primo vero e proprio contatto con il calcio, il signor Farris lo vive attraverso il ruolo di giornalista pubblicista, un ruolo che gli permetteva di scrivere, attraverso degli articoli, sulle gare di calcio. Nel 2004 inizia a scrivere per “Forza Palermo sette”, settimanale della squadra rosanero, e l’anno dopo entra a far parte del settore giovanile con il ruolo di segretario. L’esperienza dura per ben 15 anni, dove Farris ricopre, per un anno, anche il ruolo di team manager. A seguito del fallimento della squadra rosa-nero, Farris riceve una proposta lavorativa dal Milan, dell’allora duo Maldini/Massara, per quanto riguarda il ruolo di responsabile del settore giovanile. Quest’esperienza dura ben due anni. Finito il sodalizio con la squadra rossonera, Farris passa al Torino, sempre nel medesimo ruolo, e ci sta un anno, nonostante avesse firmato un biennale. Da alcuni anni, si è ritirato a Palermo per stare con la propria famiglia, che era rimasta nel capoluogo siciliano durante il suo percorso settentrionale, e svolge tutt’altro lavoro rispetto al calcio che, comunque, occupa ancora una parte importante nella sua vita

Motivi della separazione con la Don Carlo Misilmeri

Quando ho ricevuto la chiamata del DS Picone,- spiega Farris-che mi chiedeva se potevamo fare una chiacchierata insieme al direttivo del Misilmeri, per venire a fare settore giovanile lì e costruire un vero settore giovanile, ho accettato con grande entusiasmo, mettendomi in gioco in un territorio a me sconosciuto, nonostante le tante avvisaglie su certi modi e comportamenti.
Ma siccome sono come San Tommaso, se non vedo con i miei occhi non credo, ho accettato. Dal primo giorno mi sono buttato a capofitto, carico di entusiasmo su quello che era il mio progetto di settore giovanile, insieme al mio staff, che mi ha seguito e che ringrazio pubblicamente, e, insieme a quelle persone, che ho trovato nel territorio e che hanno sposato le mie idee e mi hanno supportato a 360 gradi, nonostante le tante difficoltà. Ma l’unità di intenti deve avere continuità, perché il percorso che si doveva intraprendere non durava certo 3 mesi.  Chi la pensava così, ha sbagliato e si è fatto male i conti, o forse se li è fatti benissimo. Non saprei! Quindi, rispondendo seccamente a quello che mi ha chiesto, sono venuti meno i presupposti di fiducia e unità di intenti con alcuni, voglio sottolineare questo aspetto, del direttivo della Don Carlo Misilmeri”

Cosa manca nei settori giovanili siciliani e quali invece sono i punti di forza?

“Ai settori giovanili siciliani, sotto il punto di vista di qualità di ragazzi, non manca assolutamente nulla. In Sicilia, ma nel sud in generale, ci sono giovani che hanno il calcio nel sangue. Quello che manca rispetto al nord è la progettualità. Gli investimenti nel settore giovanile sono investimenti a lungo termine, invece a volte si cercano i fuochi di paglia. Così però si perde di credibilità, specialmente se si parla di settori giovanili dove si chiede la retta per fare calcio. Le famiglie non sono mucche da mungere. Come detto prima, la qualità non manca, deve solo essere allenata con competenza ed avere pazienza. Poi, certo, non tutti arrivano e pochissimi raggiungono i massimi livelli  ma il calcio, come lavoro, lo si può fare anche in categorie minori. Invece come sport lo si può fare a prescindere, perché è uno degli sport più belli che esista, se non il più bello”

Quali sono le sue prospettive per il futuro?

“Come molti sanno, ho fatto una scelta di vita quando ero al Torino e, cioè, rientrare a Palermo dalla mia famiglia. Infatti, dopo il fallimento del Palermo Calcio, ho avuto la fortuna di essere stato chiamato da società del nord  ma sono andato solo, senza la famiglia. Ad un certo punto, ho dovuto fare una scelta. Adesso faccio altro come lavoro principale ma, avendo fatto calcio e non pallone  per 25 anni, difficilmente potrò farne a meno. Ora sono nuovamente libero, quindi pronto a dare il mio contributo, che sia settore giovanile o prima squadra”