15 Marzo 2024, 14:32
Le mani alzate al cielo in segno di vittoria e per Vittoria. L’immagine colpisce. La scritta “game over” sulla maglia, immortalata nella splendida foto di Russo. E quel sorriso felice, come quel giovane che non ha smesso mai di sognare. Umberto Cirnigliaro si nutre da sempre di emozioni vere. La formazione di Rufini è ormai in dirittura d’arrivo. Cinque punti di vantaggio dopo la vittoria sull’Avola a tre turni dalla fine costituiscono un patrimonio indissolubile per la squadra che in campionato è imbattuta con 21 vittorie e 4 pareggi e ha più di un piede in Eccellenza. Senza dimenticare la semifinale di Coppa Italia, dove affronterà il Valdinisi.
Umberto Cirnigliaro ha subito appena 3 gol da quando ha scelto di sposare a dicembre il progetto Vittoria. Un viaggio sulla Ragusana che è diventato ormai parte della quotidianità di un portiere che nel calcio dilettantistico è da sempre una garanzia in termini di qualità e sul piano umano.
“Quando mi ha chiamato il direttore generale Giuseppe Cilio. Era una domenica mattina. Avevo chiuso con la Leonzio. Erano le 7. Mi chiedeva la disponibilità a sposare il percorso del Vittoria. Ero un po’ dubbioso. Poi, l’entusiasmo mi ha travolto, dopo aver valutato bene la distanza ed essermi organizzato con la mia futura moglie e il lavoro”.
In 15 partite appena 3 gol. Aveva avuto nella sua carriera un rendimento così alto.
“Lo scorso anno sono rimasto imbattuto per 960 minuti. Si chiama clean sheet per 10 partite con il Taormina. Oggi cerco di dare il massimo nel contesto di una squadra che viaggia davvero all’unisono in campo e fuori”.
Come è maturato Cirnigliaro negli anni?
“Sono cambiate le situazioni di gioco. Prima ero molto istintivo, più sicuro di me oggi invece riesco a definire bene cosa fare, quando farlo e come farlo. Una lettura diversa dettata anche da 500 partite in carriera tra giovanili, Serie D (a Marsala ndr), Eccellenza e ora Promozione”.
Lei da tempo ha scelto di dare priorità al lavoro.
“Sì, perché ritengo che il futuro personale e della mia famiglia sta prima di tutto nel garantire la solidità sul piano economico. Nel calcio non hai queste certezze, specie sul piano dilettantistico. Puoi avere un’integrazione, ma non certo pensare di costruire la tua vita, basata sulle spese quotidiane, sul mutuo di casa e su tanto altro”.
Non è facile conciliare sport e lavoro.
“Io quando entro in campo stacco la spina, vivo delle emozioni del campo. E a Vittoria certe emozioni vale la pena viverle. I sacrifici sono dimenticati. E mi sento davvero vivo, quando ho la fortuna di essere protagonista di uno spettacolo come quello di domenica”.
Ben 3781 paganti. Un record italiano per una partita di Promozione.
“I nostri tifosi fanno la differenza. Ti hanno trascinato dal primo giorno. Ci hanno trascinato domenica. Numeri così ti consentono davvero di programmare, di concertare e di condividere un percorso. Semplicemente straordinario. Nella settimana che ha preceduto la partita con l’Avola si respirava un’aria davvero speciale, magica”.
L’allenatore Danilo Rufini si è rivelato una garanzia.
“Lo metto nella Top due di tutti i tempi, ma non rivelerò mai il primo. È un conoscitore di calcio, mette a frutto la sua esperienza di ex calciatore. Ha una lettura e un’intelligenza calcistica fuori dal normale. Uno che gestisce bene il gruppo, di cui riesce a esserne parte integrante, perché il primo a divertirsi con noi. Basta guardare il curriculum per rendersene conto”.
Quanto è importante il gruppo?
“Questa squadra mi ha fatto sentire subito a casa. Ragazzi straordinari, in campo e fuori. Gioco con persone fantastiche. La chiave del successo sta proprio qua”.
Miglior attacco italiano e seconda migliore difesa.
“Abbiamo visto che su 800 squadre siamo davvero ai vertici. Morra? Ho avuto la fortuna di attaccanti forti. Vito è un cyborg, una statua che fa gol. È un vincente assoluto, già 24 gol”.
La sua forza da dove arriva?
“Dalla mia Federica. Dedico a lei tutti i sacrifici che faccio. Lei è l’ago della bilancia. Il 26 giugno ci sposeremo, non vedo l’ora”.
Come giudica il livello della Promozione?
“Molto più alto, non la facevo da anni. Ci ha tenuto testa l’Avola. Noi 21 vittorie e quattro pareggi, loro ci sono stati appena 2 punti dietro”.
Il suo pensiero sull’Eccellenza?
“Il Paternò era l’unica squadra che mi aveva impressionato. Avevano tutto, cattiveria e organizzazione. Non mi sorprende la semifinale di Coppa Italia L’Enna di Campanella ha forzato i tempi, ha scelto di vincere il campionato. Quando vuoi vincere Cocimano, Urso, Zappalà sanno come fare. E non solo loro”.
La Nissa?
“La Nissa ha ammazzato il campionato. Dai tecnici ai giocatori come Terranova e Santo Privitera puoi solo trarre un dna vincente. Loro hanno già vinto. E non solo loro. Per non parlare della Pro Favara ha giocatori importanti. Non ci saranno play off. Quindi appuntamento alla fase nazionale”.
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15 Marzo 2024, 14:32